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OLTRE 11.7 MILIARDI DI US$ DA INVESTITORI DI AREA SCANDINAVA SU 142 SOCIETA’ ITALIANE QUOTATE

Polytems Hir ha condotto uno studio su 240 fondi di quattro paesi dell’area scandinava: Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia, con l’obiettivo di identificare i fondi che investono in Italia, verificare quanti capitali di quest’area geografica sono stati allocati sulle società italiane ed il tipo di investimento. Lo studio ha preso in esame i titoli azionari nei  portafogli dei Fondi nel mese di Settembre 2014, tracciando così una buona propensione dei gestori scandinavi  all’investimento in Italia.

L’indagine ha evidenziato che 65 Fondi – Fondi di investimento, Fondi pensione e Fondo Pensione Sovrano – di varia dimensione e con diverse caratteristiche (pari a circa 27% dei Fondi analizzati) hanno impegnato risorse per investimenti in titoli azionari di 142 società italiane quotate alla Borsa di Milano, con la sola eccezione di Prada quotata alla Borsa di  Hong Kong.

I Fondi scandinavi hanno investito capitali su società italiane per oltre 11.7 miliardi di dollari, prevalentemente allocati su Compagnie a grande e media capitalizzazione detenendo una posizione complessiva pari a n. 2.103.775.000 di titoli azionari attivi nei diversi portafogli. Ma vediamo la composizione degli investimenti.

L’apice si registra nel settore dell’energia che evidenzia un investimento complessivo di oltre 4.3 miliardi di dollari, pari a circa il 37% del totale investito seguito dal settore bancario e assicurativo, con investimenti pari a 3.5 miliardi di dollari, in aziende che sono custodite nei portfolio di circa un quinto dei gestori di fondi (pari a circa il 30% del totale degli assets destinati all’Italia.

Ad attrarre il maggior flusso di denaro sono infatti le società a larga capitalizzazione (società con market cap oltre i 10 miliardi di dollari) sulle quali confluiscono 7.163.000.000 (61,22% del totale investito in Italia) malgrado il numero complessivo degli holders, (50 fondi, pari al 76,92% del totale che  ha investito) sia minore rispetto agli investitori che investono su società small e mid cap.

Tra le prime 10 società italiane a grande capitalizzazione chi raccoglie i maggiori consensi in termini di investimenti nei quattro paesi scandinavi è l’ENI con circa  2 miliardi di dollari pari a quasi il 17,08% degli assets totali investiti in Italia), seguita a ruota da Enel con circa 1.2 miliardi di US$ (di poco superiore al 10% degli assets investiti in Italia), da Unicredit ed Intesa Sanpaolo che raccolgono rispettivamente 1.1 miliardi di US$ (appena superiore al 9,73% del totale) e 934 milioni di dollari (pari a al 7,98% del totale degli assets). Al quinto posto si attestano le Assicurazioni Generali con 469 milioni di US$ (4% del totale), seguite con un certo distacco da Telecom Italia, con investimenti pari a 392 milioni di US$ (3,35% del totale), Snam Rete Gas con 301 milioni (2,56% del totale investito), ed Enel Green Power sui quali gli  investitori scandinavi hanno allocato 268 milioni di US$ (pari al 2,29% del totale). Meriti riconosciuti anche a Luxottica ed Atlantia sui quali sono stati assegnati investimenti per rispettivi 254 (2,17% del totale generale) e 231 milioni di dollari (1,97% del totale).

Sono invece 33 le mid cap (società con capitalizzazione da 2 a 10 miliardi di dollari) che attraggono gli investimenti di 41 fondi dell’aria scandinava con capitali complessivi di circa 3 miliardi di dollari (pari al 26% circa del totale investito sulle società italiane) destinati alle società rientranti in questa capitalizzazione di mercato.

In testa si posiziona Fiat con 325 milioni di dollari (pari al 2,77% del totale investito in Italia), seguita a breve distanza da Pirelli con 281 milioni (2,40% sul totale investito), da Terna con 237 milioni (2,02% sul totale investito), Saipem con 214 milioni (pari al 1,83% sul totale investito) e Prysmian con 200 milioni (1,71% sul totale). Sempre nel settore industriale, troviamo Finmeccanica sulla quale sono confluiti investimenti per 120 milioni di dollari (di poco superiore all’1,02% del totale investito). Mentre nel settore finanziario-bancario EXOR raccoglie i maggiori consensi con investimenti pari a 196 milioni di dollari (1.67% sul totale investito), seguita da Unipol Sai Assicurazioni sulla quale sono stati allocati 135 milioni di dollari (1,14% del totale investito) e da Banco Popolare che ha richiamato investimenti per 124 milioni di dollari (1.06% del totale investito). A pari merito BPM e Banca Popolare dell’Emilia Romagna nelle quali gli investitori hanno stanziato per ciascuna di esse capitali pari a 69 milioni di dollari (0,59% del totale destinato alle società italiane). Tra le multi-utilities a media capitalizzazione emerge Acea sulla quale i fondi scandinavi hanno investito 67 milioni di dollari (0,57% sul totale investito) seguita a ruota da Hera i cui investimenti dei fondi scandinavi ammontano a 57 milioni di dollari (0,49% del totale investito). Nel settore energia  brilla A2A che da sola attrae quasi 54 milioni di dollari pari a circa lo 0,46% del totale degli assets investiti su società italiane).grafico-2Bscandinavi

Dalla ricerca emerge ancora che sono 56 i fondi scandinavi (pari all’86% dei fondi  considerati) che investono in società small cap (su società cioè con capitalizzazione di mercato da 250 milioni a 2 miliardi di dollari), senza manifestare preferenze per un settore specifico di attività, data la natura generalista dei fondi. Sulle small cap gli investimenti si attestano attorno a 1.4 miliardi di dollari complessivi (pari all’11,96% del totale investito), distribuiti su 66 società quotate, dei quali 141 milioni di dollari confluiscono su Unipol Gruppo Finanziario (pari all’1,20% del totale investito) e quasi 53 milioni su Banca Ifis pari allo 0,45% sul totale complessivo. Sulle società industriali a piccola capitalizzazione risplende Interpump sulla quale i Fondi scandinavi hanno allocato capitali per 71 milioni di dollari (pari allo 0,60% del totale investito)  segue Buzzi Unicem alla quale vanno investimenti per 53 milioni di dollari (pari allo 0,45% del totale investito); mentre Ansaldo  e Brembo raccolgono investimenti entrambi per 49.0 milioni di dollari, (pari allo 0,42% dell’investito totale). IMA ed ERG invece ottengono ambedue investimenti per 39.0 milioni di dollari (pari a circa lo 0,33% del capitale totale investito).

Decisamente inferiori i capitali investiti sulle micro cap (società con capitalizzazione al di sotto dei 250 milioni di dollari) che si attestano attorno ai 172 milioni di dollari complessivi  (pari all’1,47% del totale investito) distribuiti su 32 società tra le quali la più gettonata risulta essere Prada (quotata ad Hong Kong) sulla quale i fondi scandinavi hanno stanziato investimenti per 131 milioni di dollari (pari all’1,12% sul totale complessivo). Seguono BasicNet che ha attirato investimenti per 9 milioni (pari allo 0,07% sul totale generale) e Sesa 5 milioni di dollari (pari allo 0,04% sul totale investito). Ad Arnoldo Mondadori e Immsi sono andati rispettivamente 5.0 (pari allo 0,04% del totale complessivo) e 4.0 milioni di dollari (pari allo 0,03% degli assets allocati in Italia). Ma richiamano l’interesse degli holders scandinavi anche le più piccole Saes Getters  e Landi Renzo che attraggono entrambe investimenti per 3.0 milioni di dollari (pari allo 0,02% del totale degli assets); EL.EN. e Sabaf alle quali sono stati  indirizzati investimenti per  2.0 milioni di dollari ciascuna (pari allo 0,01% del totale investito), e la ancor più piccola Italia Indipendent Group, che ha saputo raccogliere le simpatie degli investitori scandinavi che hanno allocato investimenti contenuti in 1.0 milione di dollari (pari allo 0,01% del totale investito).

Dall’analisi risulta che l’unico Fondo che investe ricorrentemente nelle società quotate italiane, di quasi tutte le dimensioni, è il fondo pensione sovrano norvegese, che investe in 82 Paesi su oltre 8.000 società, e che da solo gestisce un capitale di oltre 893 miliardi di dollari. Il fondo sovrano detiene nei suoi portafogli 132 società italiane con un investimento complessivo di circa 8.7 miliardi di dollari pari al 74,36% degli assets totali investiti dagli investitori scandinavi  sulle società italiane.

Gli investitori guardano con interesse alle società in tutto il mondo ma le loro preferenze d’investimento si indirizzano su società credibili, con buoni fondamentali ed interessanti programmi di crescita, visibilità e liquidità di mercato. Ma non potendo investire molto tempo per i reverse roadshow il loro investimento si basa, prevalentemente, sulle informazioni reperite sui siti web delle società e sulle informazioni depositate presso le Authorities, senza tener conto dell’importanza relativa alla conoscenza del management.

Il savoir faire e le tecnologie italiane sono molto apprezzate nel mondo e frequentemente le società italiane, anche mid e small cap, rivestono posizioni di leadership worldwide, ma vengono percepite come più rischiose delle loro concorrenti europee o americane e questo limita gli investimenti. Esse potrebbero manifestarsi come più proattive, sotto l’aspetto della ricerca degli investitori, ed estendere il loro raggio di azione al di là dei confini nazionali con una certa regolarità; ampliando così non solo la loro visibilità e la capacità di fare comunicazione ma abbattendo anche la barriera della rischiosità.  E gli investitori, strategicamente individuati, saranno più propensi ad incontrare le società ed il loro management, ascoltando direttamente le storie aziendali, piuttosto che investire solo sulla base di informazioni catturate sui siti web societari o su internet.

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Bianca Fersini Mastelloni is Chairman and CEO of Polytems HIR. She is a seasoned consultant in Corporate Communication with extensive experience for over 30 years. Since 1999 she is active in Investor Relations and Financial Communication for companies listed on the major financial markets. Bianca provides strategic IR, corporate access in Italy, Europe, USA, investor’s market intelligence, profiling investors, critical communication and reputation. A scholar of issues pertaining to Communications and Investor Relations. Bianca studied at SUNY – State University of New York, Buffalo and at Boston University, Boston, and she works as lecturer with some Italian University. Bianca is author of the book Investor Relations ed Etica , Efficacia e Vantaggi Competitivi - edited from Guerini e Associati - as of as several articles about Investor Relations and financial communication.

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